Da bambini, la casa sull’albero rappresenta il rifugio perfetto: un luogo sospeso tra immaginazione e natura, dove sogni e realtà si incontrano. Da adulti, quella stessa casa si trasforma in un ricordo indelebile, la prima traccia della volontà di dare vita a uno spazio personale, in armonia con il mondo che ci circonda.
Grazie alla collaborazione tra Elena Monaco ed Enrico Micheletti, docenti rispettivamente delle discipline grafico-pittoriche e delle discipline geometriche del Liceo Foppa, l’esercitazione “alle radici” ha creato un ponte tra il mondo personale dei ragazzi e quello più strutturato e rigoroso dell’ambito scolastico, che richiede abilità tecniche, conoscenze approfondite e competenze trasversali.
Per gli studenti di II C, indirizzo Architettura e Ambiente, la casa sull’albero rappresenta molto più di un semplice ricordo, è il luogo simbolico in cui è nato il loro sognare architettonico, il punto di partenza di un viaggio creativo che li ha condotti fin qui. Così hanno ripercorso quella suggestione con l’obiettivo di progettare uno spazio residenziale in equilibrio con la natura, ma a mano libera: un ritorno all’essenziale, un modo diretto e personale di comunicare le proprie idee con un linguaggio puro e personale, senza l’intermediazione delle tecnologie moderne.

Le tavole, frutto di questa sperimentazione artistica multidisciplinare, sono state presentate ed esposte nell’ambito della mostra di fine anno “Cosmogonia”, una riflessione collettiva sull’origine del mondo e della propria creatività.
“Alle radici”, quando la progettazione architettonica incontra l’arte
“Il progetto rappresenta pienamente la nostra visione educativa”, raccontano i docenti Elena Monaco ed Enrico Micheletti. “In particolare, abbiamo proposto agli studenti di riprendere un sogno d’infanzia e reinterpretarlo con le competenze tecniche e la sensibilità artistica maturate durante questi primi due anni di liceo. Abbiamo voluto stimolare una riflessione che coinvolgesse tanto il lavoro digitale, con strumenti di modellazione e rendering, quanto quello manuale, attraverso schizzi, prototipi e studio dei materiali. Crediamo infatti che il dialogo tra mente e mano, tra idea e materia, sia fondamentale per formare una visione completa del progetto”.
Un esercizio apparentemente semplice, ma che ha richiesto un grande lavoro di sintesi tra fantasia e progettualità, tra pensiero creativo e rigore formale. L’esercitazione è stata pensata dai professori non solo come un’opportunità creativa, ma anche come una sfida progettuale concreta, arricchita da alcune complessità introdotte per stimolare le capacità critiche e operative degli studenti per riaffermare il valore della manualità, del pensiero critico e della narrazione visiva come strumenti ancora fondamentali per la formazione di un progettista consapevole e completo.

“Io mi sono occupato dell’analisi del contesto e dell’impostazione progettuale, guidando gli studenti nella lettura del lotto, popolato da alberi posizionati in modo irregolare e non spostabili, e nella ricerca di soluzioni compositive capaci di adattarsi all’ambiente naturale”, ripercorre il professor Enrico Micheletti. “Questo vincolo è diventato una preziosa occasione per allenare il problem solving, la sensibilità al contesto e la capacità di trasformare un limite in risorsa progettuale. Il lavoro si è concentrato su come dialogare con il paesaggio, piuttosto che forzarlo, e su come integrare la struttura architettonica in modo armonico e sostenibile”.
“Io, invece”, prosegue la professoressa Elena Monaco, “Ho seguito l’aspetto espressivo e rappresentativo del progetto. Ho lavorato con i ragazzi sullo sviluppo della comunicazione visiva, sull’uso consapevole del disegno a mano libera e su tecniche artistiche specifiche per la rappresentazione architettonica. L’obiettivo era far sì che ogni studente potesse raccontare il proprio progetto in maniera efficace e personale, curandone ogni dettaglio grafico e visivo. È stato un lavoro che ha richiesto sensibilità, precisione e un forte spirito di sperimentazione”.
L’obiettivo principale dei progetti proposti al Liceo Artistico Foppa è proprio quello di superare la frammentazione del sapere. L’esperienza didattica dev’essere il più possibile integrata: le diverse discipline non sono mondi separati ma strumenti che si arricchiscono a vicenda per sviluppare un pensiero progettuale realmente consapevole, flessibile e innovativo.
“Crediamo che l’approccio multidisciplinare sia particolarmente efficace per la formazione di futuri architetti, una figura professionale per sua natura eclettica, complessa e in costante dialogo con ambiti molto diversi tra loro: dall’ingegneria all’arte, dalla sociologia all’ambiente”, affermano i docenti. “L’architetto non è mai un tecnico isolato, ma un mediatore culturale e progettuale, chiamato ogni giorno a confrontarsi con sfide trasversali”.

Un altro aspetto fondamentale è lo scambio tra docenti provenienti da percorsi, esperienze e competenze differenti. Questo dialogo tra saperi non solo arricchisce la didattica, ma offre agli studenti un modello concreto di collaborazione professionale. Vedere i propri insegnanti lavorare insieme, confrontarsi e sostenersi a vicenda rappresenta un messaggio molto forte: la progettazione, così come la crescita, è un processo collettivo favorito dall’ascolto, dal confronto e dal lavoro di squadra.
Parola agli studenti
“Alle radici”, quindi, ha visto la luce grazie alla passione e agli stimoli portati dagli insegnanti, ma soprattutto attraverso le idee, la creatività e l’estro degli studenti.
“È stata un’esperienza multidisciplinare stimolante, seppur impegnativa”, racconta Sofia di II C. “Le richieste da parte di entrambi i professori mi hanno fatto sentire proiettata nel mondo del lavoro e, ad oggi, sono pienamente soddisfatta del risultato, perché sento di aver realizzato un progetto che risponde alle esigenze didattiche e, al tempo stesso, mi rappresenta pienamente.
Per ideare la casa sull’albero, ho preso spunto da forme morbide e semplici, per creare un ambiente accogliente e naturale. Ho scelto una forma circolare, che si integra bene con l’ambiente circostante, trasmettendo un senso di armonia e fluidità, e contribuendo a un senso di calma e sicurezza. La sfida più interessante è stata la selezione cromatica poiché desideravo una personalizzazione che evitasse la banalità. Ho ricercato l’utilizzo del vetro tramite finestre e pareti vetrate, per portare luce all’interno dell’architettura, regalando un senso di apertura e leggerezza alla costruzione e favorendo un dialogo tra ambiente interno ed esterno”.

Anche la compagna Carlotta sottolinea la dedizione con cui ha affrontato il progetto: “Lavorare ad un progetto come questo ha richiesto molto impegno, dalla fase iniziale di progettazione su CAD fino alla rifinitura del dettaglio nella tavola. Questo progetto multidisciplinare ha permesso non solo di occuparci della struttura architettonica, ma anche di affiancarla al suo aspetto estetico e creativo. Per il mio progetto sono infatti partita dall’unione di semplici forme geometriche e, dopo molteplici tentativi, sono arrivata all’attuale composizione che unisce forme più spigolose a forme tondeggianti che seguono l’andamento della chioma degli alberi.
Dopo aver progettato gli interni e rappresentato prospetti e assonometrie su AutoCAD sono passata alla tavola cartacea, riflettendo sull’uso dei materiali e l’accostamento dei colori”.
Le opere dei ragazzi quindi si sono configurate come un incontro tra arti figurative e architettura, tra tecnologia e artigianalità, tra creatività e funzionalità, tra reale e immaginario grazie alla commistione tra tecniche, modalità espressive e fantasia: un vero e proprio ritorno alle radici della propria ispirazione.
Ufficio Comunicazione, Liceo Artistico Foppa e Istituto Piamarta